Ad immagine della Trinità

Dio si è manifestato come Trinità d’amore, nella quale le Tre Persone Divine si donano reciprocamente in una sostanziale unità. Il Dio Creatore, rivelatosi a noi come Amore Trinitario ci ha creato a propria immagine e somiglianza e ci chiama ad entrare in intimo rapporto con Lui.

 

Lo Spirito Santo ci genera a figlie, ci costituisce sorelle e ci dona la capacità di amarci; possediamo così la ricchezza di Dio, che è il Suo amore, e perciò, comunicando l’amore agli altri, amiamo con il cuore stesso di Dio.

 

 

Tra noi si instaura una relazione di intimità come quella che esiste tra i membri di una stessa famiglia , come tra padre e figli, perché Lui ci tratta come tali. “Come tu, Padre, sei in me, ed io in Te, siano anch’essi una cosa sola” (Gv. 17,21).

 

La nostra vita fraterna sia pur povera e difettosa si propone come eloquente confessione trinitaria: essa confessa il Padre, che vuole fare di tutti gli uomini una stessa famiglia; confessa il Figlio incarnato che raccoglie i redenti nell'unità; confessa lo Spirito quale principio di unità nella Chiesa, dove suscita famiglie spirituali e comunità fraterne.

La Chiesa segno dell’amore sponsale con Dio e dell’unione di tutto il genere umano, rappresenta il modello di comunità-comunione (Koinonìa) che dobbiamo incarnare e approfondire secondo il nostro particolare carisma.

 

 La comunione è una realtà divina che ci orienta e proietta verso la sorella per cui si stabilisce una mutua relazione che è un protendersi dell’una verso l’altra per donare, per essere offerta, per essere ricchezza.

Attiva un rapporto vitale di partecipazione di tutte a ciascuna e di ciascuna a tutte, per cui si può affermare che la Chiesa sia tutta intera nella comunità e la comunità viva tutta intera nella Chiesa.

La comunità si costruisce a partire soprattutto dalla celebrazione dell’Eucarestia.

L'Eucarestia è la festa comunitaria per eccellenza che ci fa rivivere il mistero di Gesù che dà la sua vita per noi, ci fa rivivere in modo sacramentale il Suo sacrificio sulla Croce e che ha liberato i nostri cuori dalla paura perché possano amare ed essere di Dio e perché possano vivere la comunione. L’Eucaristia è il luogo dell’azione di grazia di tutta la comunità.

 

Il dono della comunione

Vivere in comunità significa, per noi, vivere un clima di famiglia nella quale riconosciamo la nostra appartenenza reciproca e i nostri legami, nella quale annunciamo i nostri scopi e lo spirito che ci unisce.

Insieme riconosciamo che questo legame è un dono di Dio. E’ Lui che ci ha scelte e ci ha chiamate insieme in un’alleanza d’amore, ad una sollecitazione reciproca.

Viviamo questo dono condividendo tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo consapevoli che, la bellezza e l’unità della nostra famiglia crescerà dall’amore che è in noi e dal modo con il quale ci amiamo; solo allora la nostra casa assumerà le sembianze della casa di Nazareth.

 

Per questo dobbiamo mantenere un clima di raccoglimento che diventi segno eloquente della presenza del Signore , ci consenta di svolgere meglio il nostro lavoro e ci aiuti così a non disperdere e svuotare il nostro cuore.

In questo clima di rispetto e comprensione reciproca, viviamo le differenze esistenti fra noi per età, mentalità e cultura come la varietà dei doni con cui lo Spirito arricchisce la comunità, riconoscendo il particolare contributo di ciascuna alla sua edificazione (cfr 1Cor.12,4-11).

L'unità fraterna comporta soprattutto comprensione per le debolezze altrui e pronta capacità di scusare e di perdonare, nella disponibilità a ridare nuovamente fiducia (cfr Col.3,12-14).

Evitiamo critiche, mormorazioni e tutto ciò che può portare alla divisione, ricordandoci che anche noi siamo continuamente perdonate dal Padre e noi stesse stabiliamo la misura del Suo perdono. "Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi" (Mt.6,14).

Amiamo quelli che Dio ci ha messo accanto, queste persone sono segno della Sua presenza per noi. E’ con loro che dobbiamo creare l’unità e vivere l’alleanza.

 

La comunione risulterà più ricca quando riusciremo ad essere responsabili l’una della crescita dell’altra, come pure ad essere disponibili a ricevere l’una il dono dell’altra, capaci di aiutare ed essere aiutate,favorendo così il sorgere e lo stabilirsi di rapporti interpersonali ricchi di quella cordialità semplice e comprensiva che da fiducia e apre alla speranza.

“Non fate niente per spirito di parte o per vanagloria; ma con tutta umiltà ciascuno consideri gli altri come superiori a se stesso e ciascuno non guardi solo ai propri interessi, ma piuttosto a quelli degli altri” (Fil. 2,3).

Quindi è utile alla nostra vita comune la lieta semplicità, la chiarezza e la fiducia reciproca, la capacità di dialogo, l’adesione sincera ad una benefica disciplina comunitaria” (cfr E.T. 39; P.C. 14; C.J.C. can. 619; E.E. 19).

La comunità è il luogo dove si coltiva la gioia e il gusto di stare insieme, dove l'amore si diffonde, la fiducia reciproca rasserena, la vita comune rallegra. "Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi" (Fil.4,4). La gioia è splendida testimonianza sull'evangelicità di una comunità religiosa, frutto di un cammino non privo di tribolazioni ma possibile, perché sorretto dalla preghiera. "Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera" (Rm.12,12).

Dunque non vi è nulla in comunità, nel bene come nel male, che rimanga circoscritto ad uno solo. Tutto concorre al vantaggio o svantaggio di tutti.

 

Nella pratica della correzione fraterna viene suggerita "l’arte del cuore”. E’ un’arte che richiede tatto, delicatezza, fiducia, amore autentico, sensibilità, rispetto, nobiltà di sentimenti. La verità e la carità insieme sono

necessarie per cogliere la vera identità dell’altra: l’amore rende più penetrante lo sguardo dell’intelligenza, va al di là delle apparenze, al di là di qualche miseria, per cogliere nel cuore la realtà più intima e più vera; l’amore è l’unico capace di vedere nella sorella una bellezza che, chi non ama, non vede, è un amore di misericordia che diventa capace di rigenerare, risanare, recuperare, ricreare. Si corregge perché si ama e nella misura in cui si ama.

 

Quando una sorella sbaglia, richiamiamola separatamente, con discrezione e riservatezza, al fine di non umiliarla e scoraggiarla. "...va e ammoniscilo fra te e lui solo" (Mt.18,15).

Se il nostro intervento risultasse vano e non ascoltato la richiameremo insieme alla Responsabile: "Se non ti ascolterà prendi con te una o due persone..." (Mt.18,16).

Qualora la sorella persistesse nello sbaglio arrecando danno a se stessa e alla comunità, sarà richiamata dal consiglio interno, in modo dolce e forte, affinché con questo intervento riprenda la vera coscienza di sé... " dillo all'assemblea" (Mt.18,17).

Ricordiamoci che nella correzione la sorella che ha sbagliato non la si ha di fronte per giudicarla, ma accanto, per proseguire il cammino con lei, per ricercare e riflettere insieme, per distinguere con obiettività il vero dal falso, il certo dall'incerto.

 

Avremo particolare amore verso le sorelle inferme, inabili e anziane che con la loro preghiera e con l’offerta delle loro sofferenze si uniscono al sacrificio di Cristo che nel silenzio e nel dolore della croce ha redento gli uomini.

Queste sorelle con la loro pazienza e accettazione diventano una benedizione per tutta la comunità, la quale rivolgerà loro particolare attenzione, valorizzando la loro presenza e le loro prestazioni, procurando loro quei mezzi di assistenza spirituale e materiale di cui necessitano, ad imitazione di Francesco che aveva grande compassione per gli ammalati e grande cura per le loro necessità (F.F. - II Celano 175).

 

Da parte loro, le sorelle anziane o ammalate, impareranno a scoprire la loro nuova forma di essere comunità e a collaborare alla missione comune attraverso la preghiera, mantenendo vivi l’amore e la speranza, mantenendo la loro vivacità spirituale che è testimonianza e sostegno incrollabile soprattutto per le giovani; esse sappiano che, chi si occupa delle sorelle anziane ed ammalate, conferisce credibilità evangelica alla comunità, come vera famiglia, convocata nel nome del Signore.

“Portate i pesi gli uni degli altri, e così ubbidirete alla legge di Cristo” (Gal. 6,2).

 

Manteniamo un rapporto di particolare affetto e riconoscenza con i nostri familiari, partecipando alle loro gioie e sofferenze, sostenendoli nelle difficoltà soprattutto con la testimonianza della nostra speranza e offrendo loro l'aiuto opportuno in caso di necessità.

Insieme ci impegnamo perché chi viene nella nostra comunità trovi premurosa accoglienza. Abbiamo verso qualsiasi persona un sincero atteggiamento di disponibilità e di ascolto e, nel rispetto delle esigenze della comunità, offriamo a chi è nel bisogno cordiale ospitalità e aiuto.

 

La promessa di Cristo di essere presente tra noi è la grande sicurezza dei nostri incontri, è lo stimolo per unire sempre più le nostre forze e costruire intorno a Lui una vita comunitaria vera e profonda; è possedere la certezza che ognuna di noi ha un dono da fare alle altre. Allora la nostra partecipazione esprime un desiderio di lavorare insieme per trovare la verità e la volontà di Dio.

L’incontro con le sorelle è uno strumento comunitario di grande importanza perché aiuta a liberarci dalle negatività che ci portiamo dentro, favorisce l’apertura con le sorelle, ci aiuta ad esprimere e condividere anche il positivo di noi stesse e ci allena alla condivisione umile dei nostri problemi.

E’ liberazione da tutte le nostre chiusure, è educazione alla verità e abitudine alla schiettezza con noi stesse e con le altre; è lasciare all’altra la libertà di esprimersi talvolta con impulsività comprendendo e rispettando questo grido d’angoscia che forse è il segno di un momento personale di maturazione, di passaggio verso una pace interiore più grande, più unificata e in armonia con la comunità, le sue strutture ed i suoi responsabili (cfr Sir.11,8).

 

Incontro, significa infine assumere le nostre responsabilità guardando in faccia la realtà dei fatti; in una parola, è crescita umana e spirituale, personale e comunitaria.

Il metodo da applicare in questi incontri comunitari si articola nella riflessione critica su un avvenimento, un fatto di vita della comunità, valutato alla luce della Parola di Dio e di questo Statuto.

E’ un esame di coscienza comunitario sul modo di vivere insieme e di gestire i doni che Dio ha fatto a ciascuna.

Non comporta tanto una discussione sull’argomento proposto quanto una riflessione ad alta voce, espressa in piena libertà in un clima di reciproca fiducia, per vedere insieme al di là delle apparenze, cogliere le motivazioni profonde dell’accaduto e cercare insieme la soluzione migliore.

Attualizzando questo cammino di conversione saremo in grado di rendere più efficace anche il nostro impegno apostolico.