Chiamate da Dio “Ricco di Misericordia”

Chiamate da Dio a vivere la pienezza del Battesimo e a tendere alla perfezione della carità, noi desideriamo donarci totalmente a Lui, nella sequela di Cristo, mediante la professione dei consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza, ispirandoci alle fonti della spiritualità francescana.

Vogliamo realizzare la nostra appartenenza a Dio nella dimensione della misericordia, non vista come un semplice sentimento di pietà verso l’uomo, ma come espressione più profonda e radicale dell’amore infinito di Dio.

Al seguito di Cristo, Misericordia Incarnata, siamo chiamate ad accogliere, facendone profonda e personale esperienza, la misericordia di Dio e a testimoniarla prima di tutto nella nostra vita. Unite dalla convinzione di essere questo particolare segno della misericordia di Dio, vogliamo viverla nella comunità e portarla nel mondo attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali.

Per testimoniare il nostro carisma, siamo costituite in Associazione pubblica di diritto diocesano eretta secondo le norme del Diritto Canonico (can. 312 e seguenti) denominata “Dives in Misericordia”.

 

La Misericordia: scopo della nostra vita

Vogliamo vivere la nostra consacrazione a Dio formando una comunità sull’esempio della “fraternità” di S. Francesco di Assisi e di S. Chiara; la nostra è una famiglia dove ci sentiamo tutte sorelle, unite da vincoli di amore vicendevole, di rispetto, di comprensione e di bontà; ogni sorella considera le altre sorelle come doni del Signore (cfr. F.F. Ammoniz XI.160 - XVIII. 167 ).

Cerchiamo innanzitutto la gloria di Dio e il Suo Regno, ponendo Lui come principio e fine di tutto il nostro essere e operare; intendiamo convertirci a questo amore facendone il motivo ispiratore di tutta la nostra vita. “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui” (1Gv 4,16).

Questo amore fraterno che ci unisce, stimola ognuna di noi ad usare misericordia verso le sorelle; incita alla pazienza e alla comprensione di fronte alla debolezza umana, al perdono e alla riconciliazione così da recuperare la grazia, la pace e la dignità affievolite o perdute.

Cerchiamo di realizzare l’insegnamento di Francesco che progetta la sua fraternità come una vera famiglia dove regna sempre l’amore e la misericordia, dove si amano in modo particolare i malati, i bisognosi; dove si ha una grande carità nei confronti di coloro che hanno sbagliato senza adirarsi con loro; dove si tiene in segreto il peccato delle sorelle; dove si sostiene il prossimo nelle sue debolezze pur esercitando un’amabile correzione fraterna.

 

Come la nostra vita comunitaria deve essere permeata di misericordia, così anche la nostra vita di preghiera non solo deve essere lode, ringraziamento e adorazione di Dio, ma anche supplica e grido alla misericordia di Dio per noi e per gli altri, unendosi a quella della Chiesa che supplica la misericordia di Dio per la salvezza del mondo. “…in nessun momento e in nessun periodo storico ...la Chiesa può dimenticare la preghiera che è grido alla misericordia di Dio dinanzi alle molteplici forme di male che gravano sull’umanità e la minacciano” (D.i.M. Cap.VIII, 15).

Le ripetute infedeltà dell’uomo non arrestano l’amore misericordioso di Dio anzi, Egli lo raddoppia nella misura in cui l’uomo diventa più miserabile.

 

La nostra vita di apostolato si concretizza nelle opere di misericordia spirituali e corporali. Vogliamo portare il nostro aiuto a qualsiasi forma di povertà tipica del nostro tempo, secondo le direttive e le necessità presenti nella Chiesa locale in cui operiamo.

Amate misericordiosamente dal Signore, dobbiamo dare ai nostri fratelli quello che abbiamo ricevuto, divenendo per loro incarnazione concreta di amore gratuito e fedele. “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv. 13,14).

Facciamo il bene a tutti senza fare distinzioni tra buoni e cattivi, amici e nemici, parenti ed estranei; il nostro unico fine deve essere la ricerca della vera felicità altrui. Siamo chiamate a non scandalizzarci di nessuno e a pagare di persona come ha fatto Cristo.

Ci proponiamo di sostenere i sacerdoti, maggiori operatori della misericordia di Dio e insostituibili ministri della riconciliazione, con la nostra offerta di vita quotidiana; la nostra preghiera li sosterrà nel più difficile e delicato ma anche uno dei più belli e consolanti ministeri del sacerdote: la riconciliazione con Dio.

 

Il nostro impegno apostolico

Con la sola semplice presenza la comunità religiosa, tramite la ricchezza della consacrazione e della vita fraterna, è di per sé annuncio efficace del messaggio cristiano. Il Risorto che vive in essa, comunicandole il proprio Spirito, la rende testimone della sua risurrezione (V.C. Cap. III, 72).

Con la nostra vita e con l’apostolato vogliamo essere continuatrici della missione di misericordia di Cristo.

Anche noi, con Cristo, vogliamo diventare “l’Incarnazione dell’amore che si manifesta con particolare forza nei riguardi dei sofferenti, degli infelici e dei peccatori, rende presente e in questo modo rivela più pienamente il Padre che è ricco di misericordia” (D.i.M. Cap. II p.3).

La missione della nostra comunità è di essere fonte di vita per gli altri, cioè

di dare una nuova speranza, un senso nuovo alla loro vita; è quella di rivelare agli altri il valore e l’importanza che hanno nell’universo, la loro capacità di amare, di crescere, di incontrare Dio. Dare la vita agli altri è togliere dalle loro spalle il giogo della paura e la colpevolezza che li opprime; è rivelare loro che sono amati da Dio così come sono; significa dire loro che sono perdonati per vivere nella libertà del cuore.

 

Gesù, che ci ha chiamate, ci chiede di continuare la sua missione del dono della vita, di annunciare la Buona Novella ai poveri, la libertà agli oppressi e ai prigionieri, di ridare la vista ai ciechi, di guarire, unificare, salvare (cfr Lc. 4,16-21).

La missione richiede di essere i poveri in spirito (cfr. Mt. 5,3) e riporre la fiducia nel Suo amore. Abbiamo ricevuto gratuitamente, dobbiamo dare gratuitamente. Gesù stesso ci chiede le opere di misericordia e vuole che ci impegnamo verso tutti coloro che si trovano nella miseria e nell’infelicità, poiché è nella carità che Lui pone la condizione per la nostra salvezza: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato; carcerato e siete venuti a trovarmi…

 

In verità vi dico che tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me” (Mt. 25,35-40).